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La passeggiata Anita Garibaldi
La passeggiata di Nervi è una terrazza sul mare tagliata nella roccia. Da un lato la scogliera, spesso a picco, macchiata da agavi e piante grasse, dall'altro lato la varietà floreale delle ville di Nervi. Lo spettacolo è stupendo con l ́occhio che si perde da Portofino alla costa ligure di ponente. La Passeggiata nasce da un antico sentiero che, all'incirca a partire dal 1823, serviva ai pescatori e ai contadini della zona per raggiungere i luoghi di pesca o i terreni agricoli allora confinanti con il mare. Dato il suggestivo paesaggio, fornito soprattutto dalla rocciosa e frastagliata costa nerviese e dal panorama sul promontorio di Portofino, nel 1862 il marchese Gaetano Gropallo fece avviare i lavori di costruzione di una vera e propria passeggiata a mare dopo un lungo progetto che inizialmente divideva la passeggiata in due tronconi, visto che al centro il terreno di parte dell' attuale passeggiata, era ancora annesso a Villa Grimaldi Fassio, oggi facente parte dei parchi di Nervi. Il primo tratto collegava il porticciolo di Nervi con l ́antica Torre Gropallo, mentre il secondo tratto, costruito nel 1872, collegava Via Serra Gropallo con Capolungo. Nel giugno del 1945 la passeggiata, di proprietà del comune di Genova viene intitolata ad Anita Garibaldi, ed oggi è una delle attrazioni principali del turismo genovese. Tratto da www.passeggiatanervi.it I PARCHI I Parchi di Nervi, che si estendono dalle ville allineate lungo la via Aurelia sino alla Passeggiata Anita Garibaldi, sono un unico complesso paesaggistico per l’affinità dei caratteri e per le piante rare, tra le quali diverse specie di araucarie, false canfore, Jacaranda mimosifolia e altre piante esotiche. Viali ad anello li attraversano e consentono di ammirare le composizioni vegetali: ampie distese erbose, gruppi di alberi, boschetti e quinte arbustive che incorniciano le ville, la collina di S. Ilario, gli scorci verso il promontorio di Portofino. L’acquisizione nel secolo XX da parte del Comune delle ville Gropallo, Saluzzo Serra (sede della Galleria d’Arte Moderna di Genova), Grimaldi Fassio (sede del Museo Frugone) e Luxoro (sede dell’omonimo museo), al confine con il comune di Bogliasco, realizzate probabilmente nel XVII secolo, ha consentito la conservazione del più esteso complesso di parchi della Riviera di Levante. Prima del sec. XIX i terreni erano coltivati ad agrumeti (menzionati da Giovanni Battista Ferrari nel 1646), oliveti (ancora presenti nei parchi Serra e Grimaldi), carrubi e cipressi lungo i muri di confine. Nel 1823 Gaetano Gropallo iniziò la costruzione del parco, ampliato tra il 1851 e il 1881 con l’acquisto dei terreni contigui alla proprietà già in possesso di Francesco Gropallo nel 1798. Nel 1863 fu costruita la Pension Anglaise a est della villa per accogliere i turisti stranieri: comprendeva una veranda, una serra e un giardino con aiuole regolari intorno a un bacino d’acqua circolare ancora esistente. La torre del fieno, visibile nella passeggiata, che era utilizzata, insieme alle torri lungo la scogliera, per segnalare le navi barbaresche con il fumo della paglia bruciata, fu acquistata nel 1846. Nel 1815 Gerolamo Serra acquistò la villa dei marchesi Saluzzo e intraprese i lavori di trasformazione della proprietà in un parco romantico. Orso Serra, erede di Gerolamo, ugualmente appassionato di giardini e artefice del parco di Comago del nobile milanese Carlo Cusani, proseguì i lavori. Al marchese Gerolamo è attribuita l’introduzione della palma delle Canarie. Nel 1828 la villa fu destinata a ospitare la Galleria d’Arte Moderna. La parte dell’attuale area giochi e lo spazio sottostante furono modificati nel 1933 con l’inserimento di un giardino zoologico. L’architetto Riccardo Haupt ricorda che il marchese Gerolamo intendeva affidare il progetto all’architetto Giuseppe Rovelli, proveniente da una famiglia di vivaisti del Lago Maggiore e autore di numerosi parchi liguri. Il giardino di palme si estende di fronte e a est della villa con varie specie. Il laghetto roccioso è formato da cascatelle, cavità per piante tappezzanti, passaggi e ponticelli in pietra. Un boschetto di lecci e cipressi per la sosta e le passeggiate estive separa le due grandi distese erbose; i percorsi convergono verso la capanna rustica raggiungibile attraverso stretti passaggi sopra un altro laghetto roccioso. La villa Grimaldi fu acquistata nel 1956 dall’armatore Ernesto Fassio e ristrutturata dall’architetto Luigi Carlo Daneri. Gli interventi consistettero nell’inserimento di una loggia pavimentata in acciottolato compresa tra due rampe di scala a tenaglia. Nella parte ovest fu inserito il campo da tennis e nell’oliveto furono costruite la piscina a sfioro e la scala sulla scogliera. Il parco fu acquisito dal Comune di Genova nel 1979; la parte ad agrumeto fu trasformata in roseto da Luigi Viacava, direttore del Servizio Giardini e Foreste del Comune nel 1981. Tratto da Associazione Parchi e Giardini d'Italia "...E' intenzione del Podestà che questo vasto parco di 80.000 mq. rappresenti una grande attrattiva per i forestieri e a questo scopo è sua intenzione dotarlo anche di una piscina per i bagni marini invernali. La spesa fatta dal Comune riuscirà così largamente redditizia." Dal bollettino del Comune di Genova, 1927. CHIESA DI SAN SIRO Dall’Archivio della Curia sappiamo che nell’anno 1040 San Siro era una delle ventidue chiese plebane della Diocesi di Genova. Venne costruita su un fondo arcivescovile ai piedi della collina e gli studiosi concordano nel supporne l’esistenza già prima del Mille, in epoca paleocristiana. Oggi è ben visibile la facciata romanica in pietra, recuperata sotto la chiesa attuale. Quella di Nervi è una testimonianza esemplare di pieve medievale. Gli archivi ecclesiastici e civili ci permettono di accedere alle più antiche notizie sui beni, le decime, la vita sociale ed i lavori agricoli della nostra antica pieve. Sappiamo tutti che Genova divenne una repubblica marinara governata da consoli, sull’esempio dell’antica Roma. Ebbene, il modello della pieve si adeguò facilmente alla nascente istituzione comunale, che tendeva a svincolarsi dal potere imperiale appoggiandosi al vescovo. Anche Nervi cominciò ad eleggere i propri consoli, scelti in numero di tre o quattro tra uomini di prestigio e fiducia; erano convocati in riunione al suono del corno o della campana all’interno della chiesa, avevano autorità su ogni questione e prendevano il comando militare in caso di necessità. I primi consoli di Nervi risalgono al 1148. La chiesa plebana venne dedicata a San Siro, che fu probabilmente di madre nerviese. All’interno della chiesa di Nervi il Santo compare rappresentato negli affreschi decorativi settecenteschi. Tra i primi vescovi di Genova, San Siro spicca come figura di grande rilievo: gli furono attribuiti vari miracoli e gli fu dedicata l’antica basilica del centro storico genovese, duomo cittadino fino all’anno 985, quando passò il titolo a San Lorenzo. Non a caso la cattedra episcopale di Genova si chiama ancora Cattedra di San Siro. S. Siro nacque nel IV secolo a Struppa, in val Bisagno, dove ancora troviamo la chiesa abbaziale benedettina a lui intitolata. Si tramanda che fosse figlio di un certo Emiliano Dolcino, sposato con una buona cristiana nata a Nervi. I genitori l’avrebbero affidato all’educazione del vescovo Felice. Ordinato diacono, fu mandato a Villa Matutia (oggi Sanremo), dove dimostrò subito una straordinaria capacità di attrarre le persone alla fede cristiana. Dopo alcuni anni, venne richiamato a Genova dal vescovo Felice e ne divenne il successore per volontà del clero e del popolo. Secondo la tradizione, Genova era allora appestata da un grosso basilisco, che viveva in fondo ad un pozzo. Il vescovo Siro stette tre giorni in preghiera e penitenza, poi andò al pozzo e ordinò al mostro di scomparire in mare. Per questo appare spesso raffigurato mentre scaccia il basilisco, velenosissimo re dei serpenti e simbolo dell’eresia, che minacciava il Primo Cristianesimo e che facilmente si diffondeva nei centri marittimi. Di Marcella Rossi Patrone. CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA Nonostante l'epoca della prima costruzione sia sconosciuta, si presume con una certa attendibilità che la chiesa nacque nel XV secolo come oratorio di una confraternita laicale detta dei Bianchi. Secondo la tradizione, nel 1441 San Bernardino da Siena, durante la sua opera itinerante di evangelizzazione, si fermò a Nervi, predicando il culto dell'Assunta. Verosimilmente, proprio a questo periodo viene fatta risalire la costruzione della chiesa (1450). Dal 1749 la chiesa assume l'attuale denominazione, sostituendo la titolazione tradizionale di Nostra Signora di Caprafico. Nel periodo napoleonico l'oratorio della confraternita è soggetto a vessazioni e spogliazioni. Verso la metà del XIX secolo incominciano le pratiche per la trasformazione dell'oratorio in parrocchia, che con un suo cappellano, funge già da succursale della Plebana di San Siro. L'erezione ufficiale della parrocchia avviene l'8 Dicembre del 1905. La struttura architettonica non si differenzia sostanzialmente dagli oratori del levante genovese. Si tratta di un'aula allungata ed absidata, con facciata rivolta ad ovest e abside ad est, seguendo la tipologia canonica degli edifici di culto. Le pitture della chiesa risalgono al 1845 e sono opera di Giuseppe Passano (Genova 1786-1849). Nella chiesa di Nervi ha potuto esprimere pienamente la sua arte, interpretando tutto il ciclo della vita di Maria. Nella parte laterale della volta,rappresentazioni allegoriche si ricollegano al mondo marinaro: sulla sinistra, affianco all'affresco di Sant'Erasmo, sono raffigurati tre putti alati che sorreggono un'enorme àncora con cime e strie; sulla destra tre angeli sostengono un timone,avvolto in un lungo drappo,simbolo di gloria,amor di patria e sacrificio. COLLEGIO EMILIANI La baia del porticciolo di Nervi è dominata, sin dagli inizi del '900, dalla mole del Collegio Emiliani che si erge sul piccolo promontorio scoglioso a occidente. Già alcuni secoli prima, però, in quel sito, lungo la strada romana litoranea, sorgeva una piccola cappella dedicata a S. Paolo accanto alla quale, sul finire del 1500, i Padri Minimi di S. Francesco da Paola costruirono il loro convento. Tra il 1606 ed il 1608 venne edificata la chiesa dedicata al Santo, protettore della gente di mare. I frati aprirono anche una scuola per i figli dei pescatori del borgo e per quasi due secoli essi vissero di meditazione, di preghiera e d'insegnamento. Sul finire del 1700, tuttavia, le illusioni dell'illuminismo francese e gli eserciti di Napoleone posero fine a tutto ciò e nel 1798 i frati furono allontanati e dispersi e la chiesa fu abbandonata. Nel 1814 il bombardamento della flotta inglese, comandata dal generale Lord William Bentinck, distrusse la chiesa e danneggiò seriamente il convento. Sino al 1872, nelle rovine del convento abitarono alcune famiglie di pescatori. Fu nel 1872 che per i Padri Somaschi si prospettò la necessità di lasciare il convento che tenevano a Rapallo e acquistarono i fabbricati in rovina sul promontorio di Nervi. Dopo poco tempo, tuttavia, li rivendettero a tale Luigi Giuseppe Olivero. I fabbricati vennero ipotecati a causa dell'indisponibilità di contante da parte dell'Olivero, e nel 1897 il Tribunale di Genova riassegnò il convento ai Somaschi. Fu allora che i Padri decisero la costruzione del Collegio, anche in relazione al fatto che la Congregazione, proprio in quegli anni, era stata costretta a chiudere il Collegio S. Giorgio a Novi Ligure e un altro collegio a Venezia. Nel 1899 nasceva così il collegio che fu intitolato al fondatore dei Padri Somaschi, San Gerolamo Emiliani. Contemporaneamente diedero pure corso ai lavori per la costruzione della nuova chiesa, anch'essa intitolata al santo, che fu consacrata il 13 dicembre 1900 da Mons. Ambrogio Daffra, Vescovo di Ventimiglia. Il 7 giugno 1915, a quindici giorni dall'entrata in guerra dell'Italia, il Rettore dell'Emiliani offriva, a nome dei Padri Somaschi, i locali del collegio alla Croce Rossa Italiana per ospitarvi i militari feriti in guerra cosicché le camerate cominciano a riempirsi di giovani, feriti o ammalati, che vi giungevano fal fronte. Per quattro anni, fino al 27 agosto 1919, i dormitori, i corridoi, il cortile, la terrazza a mare dell'Emiliani, accolsero a centinaia giovani militari. Ma nell'ottobre dello stesso anno 1919, l'Emiliani riprendeva la sua funzione di Collegio e di scuola. Il Collegio dovette sospendere la sua attività durante la seconda guerra mondiale, quando il 28 settembre 1943 giunse l'ordine di lasciare i locali a disposizione. L'edificio sequestrato divenne abitazione di soldati e di operai della Todt, l'impresa di costruzioni della Germania nazista che operava in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht, impiegando il lavoro coatto di uomini e ragazzi; fu anche adibito a magazzino e a stazione radio. Una minima attività i Padri Somaschi poterono continuarla presso il Circolo Parrocchiale di San Siro e presso i Missionari del PIME a Capolungo. La notte del 7 febbraio 1945 due compagnie della Monterosa pernottarono nel Collegio con carrette e muli, ma finalmente, il 25 aprile la città fu libera. Tratto da Nervi, passeggiata in cartolina di Filippo Patanè, Pierluigi Gardella CHIESA DI SAN ROCCO Sorge sulla costa omonima a 205 metri di altezza. Secondo la tradizione, in quel luogo sorgeva una croce eretta in occasione della liberazione del Santo Sepolcro. Dopo oltre un secolo sorse in quel luogo un pilone con l'immagine della Madonna. La chiesa fu invece eretta in seguito alla pestilenza del 1350 e fu usata come lazzareto anche durante l'altra pestilenza del 1656. Monsignor Francesco Bassi la cita nella sua visita pastorale del 1582. Il luogo fu frequentato durante le incursioni saracene come rifugio per la vicinanza dei castagneti adatti a nascondiglio; nel 1792 la chiesetta fu adibita a ospedale (rifugio). La chiesetta fu ampliata nel 1726 con l'aggiunta della sacrestia e nel 1821 con il pronao. L'altare in marmo e la pala che raffigura San Rocco sono del 1749. L'altare laterale dedicato alla Madonna di Lourdes è del 1894 e quello della Madonna della Guardia è del 1942. La collezione degli ex voto è custodita nel museo della parrocchia di San Siro di Nervi. Molti di questi ex voto raffigurano velieri e marinai; uno dei più antichi rappresenta un viandante spaurito che implora san Rocco e viene salvato dall'aggressione di un brigante a cui il fucile fece cilecca. La storia riguarderebbe un antenato dei Metin una famiglia così soprannominata per la costanza con cui incrementava (appunto metteva in continuazione nuovi alberi) la coltivazione di fiori d'arancio che poi esportava in Francia . Fu proprio durante uno di questi viaggi che un Metin, carico di soldi ricevuti dai Francesi, fu assalito senza successo da un brigante. Sono invece andati perduti gli anelli del porto di Pisa catturati da marinai nerviesi durante la battaglia della Meloria e qui anticamente custoditi. La festa del santo si celebra il 16 agosto. Nel 2007 è stata inaugurata la nuova strada che collega San Rocco a Sant'Ilario. CHIESA DI SANT'ILARIO Secondo la tradizione Sant'Ilario di Poitiers, perseguitato dagli eretici, fuggì dalla Francia e, durante l'esilio, si fermò per breve tempo sulla collina. In effetti, sulla sponda sinistra del torrente Nervi, all'origine della valletta Costalunga, sorge una grotticella chiamata in dialetto genovese Tan-na du Santu (la tana del santo) che potrebbe essere stata un suo rifugio. Si afferma che il parroco Dagnino (1857) abbia rinvenuto delle carte attestanti un vero e proprio esilio del santo nel paese. Un'altra versione di questi eventi vorrebbe che il santo passasse di fronte alla collina su di una galea e che al suo passaggio la collina fosse liberata dalle serpi che la infestavano. Molti dati sulle vicende storiche della chiesa sono stati raccolti dal parroco don Glauco Salesi. La prima notizia storica sicura è un atto notarile che la nomina nel 1198. Altri documenti che la menzionano sono del 1270 (da cui inizia la serie dei parroci) e del 1310. Da un inventario del 1325 si apprende che risultavano esserci due campanili. Il registro parrocchiale (nascite, battesimo, matrimoni e morti) inizia nel 1604. Poco è rimasto della costruzione originale poiché nel corso del 1700 la chiesa subì varie trasformazioni in osservanza al gusto barocco dell'epoca. Nel 1712 la chiesa fu ampliata di una navata e per fare ciò fu anche ampliato il piazzale; nello stesso anno furono aggiunti due altari (che passarono da 6 a 8) e nel 1746 fu acquistato l'organo poi ricostruito nel 1912. Nel 1791 l'altare maggiore viene restaurato e arricchito di marmi; pare che al suo interno racchiuda un antichissimo altare in pietra Nel 1858 il comune di Sant'Ilario dona alla parrocchia il pulpito, che però non piace ai parrocchiani, i quali decidono di rivenderlo e di ricostruirlo nel 1859. La facciata, prima di sobrie forme romaniche, fu rifatta in stile neo classico nel 1911. Sull'altare s'innalza un bel crocifisso ligneo forse del Maragliano. Il campanile attuale è alto 33 metri. |